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Il Caso.it, Sez. Articoli e Saggi - Data pubblicazione 02/01/2023 Scarica PDF

I fallimenti e le liquidazioni giudiziali dichiarati in Lombardia nell'anno 2022. Considerazioni regionali e nazionali

Alberto Valcarenghi, Dottore Commercialista in Crema


Si ricorda che, dal 15 luglio 2022, è entrato in vigore il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza che, tra l’altro, prevede che la “liquidazione giudiziale “sostituisca il “Fallimento “. In sostanza le istanze presentate dal 15 luglio 2022 hanno portato e porteranno all’apertura di Liquidazioni Giudiziali, mentre le istanze fallimentari presentate sino al 14 luglio 2022 hanno portato e porteranno alla dichiarazione di Fallimento.

Nell’anno 2022 i Tribunali hanno quindi dichiarato Fallimenti e Liquidazioni Giudiziali.

Tutto ciò premesso, vengono di seguito riportate due tabelle. La prima evidenzia, con riferimento ai singoli Tribunali, distintamente i fallimenti e le liquidazioni giudiziali dichiarate nell’anno 2022 in Lombardia, mentre la seconda riporta una tabella riepilogativa, con riferimento ai singoli Tribunali, con la somma dei fallimenti e delle liquidazioni giudiziali dichiarati in Lombardia nell’anno 2022, confrontaticon i dati dell’anno 2021. Le informazioni sono state reperite dal Portale dei Creditori FALLCO – Zucchetti Software Giuridico.

                             

Vengono qui indicate alcune prime considerazioni suscettibili di ulteriori e successivi approfondimenti.

I fallimenti e le liquidazioni giudiziali dichiarati nella regione Lombardia, nell’anno 2022, sono stati 1416, rispetto ai 1839 fallimenti dichiarati nell’anno 2021, con un decremento di 423 procedure, pari al - 23%.

La diminuzione percentuale, su base annua, appare elevata e necessita di un approfondimento.

Nell’anno 2021, i fallimenti dichiarati in Italia erano stati 8981 e quindi i 1839 fallimenti, dichiarati in Lombardia, rappresentavano il 20,48% del dato nazionale e, di questi, il Tribunale di Milano rappresentava, con 815 fallimenti, il 9,07% del totale dei fallimenti in Italia.

Nell’anno 2020, i fallimenti dichiarati in Italia erano stati 7594 e quindi i 1653 fallimenti, dichiarati in Lombardia, rappresentavano il 21,77% del dato nazionale e, di questi, il Tribunale di Milano rappresentava, con 660 fallimenti, l’8,59% del totale dei fallimenti in Italia.

Nell’anno 2019, i fallimenti dichiarati in Italia erano stati 11.110 ed i fallimenti dichiarati in Lombardia erano stati 2429, che rappresentavano il 21,86% del dato nazionale e, di questi, il Tribunale di Milano rappresentava, con 1019 fallimenti, il 9,17% del totale dei fallimenti in Italia.

I fallimenti e le liquidazioni giudiziali dichiarati in Lombardia nell’anno 2022, pari a 1.416 procedure, sono inferiori non solo rispetto ai fallimenti dichiarati nell’anno 2019, prima della pandemia, pari a 2.429, ma anche ai fallimenti dichiarati nell’anno 2020, pari a 1.653 fallimenti.

Nell’anno 2021, avevamo assistito ad un aumento del numero dei fallimenti, rispetto all’anno 2020, pari al 18% circa, a livello nazionale (+ 1.387 fallimenti, da 7.594 fallimenti a 8.981 fallimenti) e pari all’11% circa per la Lombardia (+186 fallimenti, da 1.653 fallimenti a 1.839 fallimenti). 

La diminuzione dei fallimenti, nell’anno 2020, era dovuta alla pandemia COVID-19 e si era realizzata per una serie di vari fattori, qui di seguito indicati. In base alle disposizioni di legge, nell’anno 2020, per un certo periodo, non sono stati dichiarati fallimenti; in altri casi, le udienze pre-fallimentari sono state rinviate a più riprese. Inoltre il blocco dei licenziamenti, la possibilità di non applicare gli ammortamenti, la proroga della cassa integrazione, la moratoria delle rate dei mutui da parte delle banche, i finanziamenti erogati con garanzia dello Stato ed i contributi a fondo perduto erogati dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni hanno contribuito al calo del numero dei fallimenti.

La Banca d’Italia il 19 dicembre 2022 nella collana numero 736 “Questioni di Economia e Finanza” ha pubblicato un’analisi avente ad oggetto “I divari territoriali nel ricorso delle imprese a moratorie e garanzie pubbliche durante la pandemia”.

Per limitare gli effetti economici della pandemia, nel corso del 2020, il Governo ha approvato alcune misure di sostegno alla liquidità delle imprese, tra cui la moratoria sui debiti bancari riservata alle piccole e medie imprese, introdotta con il DL 18/2020 (decreto “cura Italia”), e il rafforzamento delle garanzie pubbliche sui finanziamenti, previsto dal DL 23/2020 (decreto “liquidità”). A questi provvedimenti si sono aggiunte le moratorie di iniziativa privata, come quella promossa dall’Associazione Bancaria Italiana e quelle concordate tra i singoli intermediari e le aziende beneficiarie.

Nel complesso l’analisi delle differenze territoriali suggerisce che le misure messe in campo successivamente all’avvio della pandemia abbiano non solo contribuito a migliorare la situazione delle imprese con posizioni di liquidità più fragili, ma anche permesso un maggiore e meno oneroso accesso al credito bancario alle aziende residenti nelle aree in cui le condizioni applicate ai prestiti sono meno vantaggiose. 

Le moratorie ed i prestiti garantiti dallo Stato hanno consentito a molte aziende di affrontare e superare la crisi dovuta al COVID, ma a tale criticità si sono aggiunte altre gravi problematiche che potrebbero manifestare i propri effetti nei prossimi anni.

I Tribunali fallimentari in Lombardia sono 13 e, nell’anno 2022, n. 2 Tribunali hanno evidenziato un incremento dei fallimenti (Como e Pavia), mentre gli altri 11 Tribunali hanno evidenziato una diminuzione dei fallimenti.

A titolo d’esempio, il Tribunale di Milano, con 562 fallimenti e liquidazioni giudiziali dichiarati nell’anno 2022, evidenzia un decremento di 253 fallimenti, pari al 31% circa.

Nell’anno 2022, i Tribunali di Milano, Brescia, Bergamo e Monza hanno dichiarato complessivamente 994 fallimenti, pari al 70% circa dei 1416 fallimenti dichiarati in Lombardia.

Numerose norme di natura straordinaria che hanno “frenato” i fallimenti nell’anno 2020 sono state, in parte, applicate anche negli anni successivi. Quindi il numero di procedure fallimentari potrebbe risultare ancora oggi influenzato da tali provvedimenti e un certo numero di fallimenti e liquidazioni giudiziali non dichiarati potrebbe essere solo rimandatoall’anno 2023 e successivi. Il biennio 2021-2022 ha evidenziato una ripresa delle attività produttive e quindi alcune aziende potrebbero aver superato la situazione di crisi, grazie anche alle norme di natura straordinaria introdotte dal Parlamento, dal Governo e dalle Regioni.

E’ opportuno, a questo punto, analizzare una tabella che evidenzia la differenza tra i Fallimenti e le Liquidazioni Giudiziali dichiarate nell’anno 2022 ed i fallimenti dichiarati nell’anno 2019, prima della pandemia COVID- 19. Le informazioni sono state reperite dal Portale dei Creditori FALLCO – Zucchetti Software Giuridico.

   

Questi dati evidenziano che le procedure dichiarate nel 2022 sono inferiori, rispetto all’anno 2019, di 1013 unità, pari al 42%.

Nel 2022 quindi sono stati dichiarati, in Lombardia, meno fallimenti rispetto agli anni 2021, 2020 e 2019.

Le norme agevolative di natura straordinaria, in qualche caso, hanno permesso alle società di superare la situazione di crisi ma, in altri casi, probabilmente i benefici ottenuti hanno solo “congelato” la situazione.

Rispetto ai 2429 fallimenti dichiarati nell’anno 2019, nell’anno 2020, i fallimenti erano stati 1653, con un decremento di 776 procedure; il decremento dei fallimenti dell’anno 2021, rispetto al 2019, era pari a 590 unità ed infine il decremento delle procedure dell’anno 2022, rispetto al 2019, è pari a 1.013 unità.

La somma dei decrementi dei fallimenti dichiarati in Lombardia, nel triennio, è pari a 2379 fallimenti (776+590+1013).

Il decremento rappresenta la vera realtà economica attuale?

In base ai dati sopra riportati, sembra che le situazioni economiche del 2022, del 2021 e del 2020 risultinomigliori rispetto al 2019, prima della pandemia.

Il numero di fallimenti, dichiarati in Lombardia, nell’anno 2022, è rappresentativo della situazione economica attuale?

Oppure le norme agevolative introdotte hanno solo rimandato il problema e quindi, nel 2023 e negli anni successivi, verranno dichiarati anche fallimenti e liquidazioni giudiziali di società che erano già insolventi prima della pandemia e che, con l’emergenza COVID-19, hanno potuto beneficiare di elementi straordinari, che non hanno però permesso di sanare la situazione?

A titolo d’esempio le misure straordinarie introdotte per le società di capitali hanno previsto il rinvio della copertura delle perdite realizzate negli anni 2020, 2021 e 2022 al quinto esercizio successivo sospendendo quindi le cause di scioglimento delle società per riduzione o perdita del capitale sociale. La norma sopra indicata, per alcune di queste società, potrebbe aver spostato in avanti di cinque anni il manifestarsi di insolvenze e quindi le liquidazioni giudiziali potrebbero essere dichiarate negli anni 2025, 2026 e 2027.

I fallimenti e le liquidazioni giudiziali vengono prevalentemente richiesti dai dipendenti, tramite i sindacati, per poter effettuare l’insinuazione allo stato passivo e successivamente incassare dall’INPS il trattamento di fine rapporto ammesso tramite il Fondo di Garanzia del TFR e dei crediti di lavoro INPS.

Gli altri creditori, non sempre hanno un “vantaggio” nel chiedere il fallimento/liquidazione giudiziale del debitore, in quanto, nella maggior parte dei casi, hanno in precedenza posto in essere tutti i tentativi per incassare il proprio credito.

Verificato che il debitore non risulta solvibile, la procedura concorsuale non modifica tale situazione e quindi detti creditori, in questi ultimi anni non stanno chiedendo il fallimento o la liquidazione di tale soggetto.

Potrebbero quindi esistere imprese insolventi, senza dipendenti, per le quali nessun creditore ha chiesto o chiederà il fallimento o la liquidazione giudiziale, in quanto non avrebbe alcun vantaggio.

La composizione negoziata, nel 2023, potrebbe evidenziare adesioni con numeri in crescita e, per qualche azienda, rappresentare un’opportunità di superare la crisi, evitando la liquidazione giudiziale?

L’elevato incremento dell’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, l’aumento generalizzato del costo della maggior parte delle materie prime, relative a tutti i settori economici e l’aumento dei costi dell’energia e del gas che impatto avranno sui bilanci dell’anno 2022 e dell’anno 2023?

A titolo d’esempio, in base ai dati comunicati dall’Istat, nel mese di novembre 2022, la rivalutazione del Trattamento di Fine Rapporto che si trova in azienda al 31 dicembre 2021 sarà pari al 9,637712%. Un ottimo rendimento per il dipendente ma un costo molto elevato per il datore di lavoro; la rivalutazione nell’anno 2021 era stata pari al 2,086158%.

Come si evolverà la pandemia, anche alla luce dell’aumento dei casi di infezioni da Covid registrato, nel mese di dicembre, in Cina?

La guerra in Ucraina finirà oppure continuerà?? La recessione che effetti avrà e per quanto tempo?

Le variabili sono tantissime ed ognuna di queste ha impatti notevoli sulle aziende e sulle loro marginalità.

In base a quanto è accaduto, si poteva ritenere che il numero così basso dei fallimenti, evidenziato nel 2020, sarebbe stato ampiamente superato negli anni successivi.

Il numero di fallimenti in Italia, per l’anno 2022, sarà disponibile nelle prossime settimane e sarà quindi possibile vedere “il peso” percentuale della Lombardia, in base al dato nazionale.

Nella tabella sotto riportata vengono indicati i fallimenti dichiarati in Italia negli ultimi 15 anni, dall’anno 2007 all’anno 2021, la somma complessiva, la media annua e una stima sul numero dei fallimenti e delle liquidazioni giudiziali che potrebbero essere dichiarati al 31 dicembre 2022.

In 15 anni, il totale dei fallimenti dichiarati in Italia è stato pari a 166.908, con una media annua di 11.127 unità.

L’anno peggiore è stato il 2014, con 15.269 fallimenti, mentre l’anno migliore è stato il 2007, con soli 5.988 fallimenti.

Il triennio 2013-2015 è stato il peggiore negli ultimi 15 anni, evidenziando 44.376 fallimenti in tre anni, con una media annua di 14.792 fallimenti. I picchi più elevati di fallimenti sono stati quindi raggiunti dopo cinque/sei/setteanni dall’inizio della situazione di crisi del 2008. La “Grande Recessione” era partita dagli Stati Uniti con il fallimento della Lehman Brothers, una delle più grandi banche d’affari del mondodovuto al “crollo” dei mutui subprime e dei prodotti finanziari basati proprio sui prestiti immobiliari che erano stati venduti in tutto il mondo.  

Nei 15 anni considerati si evidenzia che, nell’anno 2007, i fallimenti erano stati 5.988 e nei successivi sette anni (2008-2014) si è assistito, ogni anno, ad un incremento dei fallimenti, (dai 5.988 del 2007 ai 15.629 del 2014); insette anni, sono stati dichiarati 81.842 fallimenti, con una media annua di 11.691 fallimenti.

Dall’anno 2015 all’anno 2020 si è assistito, tutti gli anni, ad una diminuzione dei fallimenti. I fallimenti complessivamente sono diminuiti, da 14.695 del 2015 a 7.594 dell’anno 2020; in sei anni, sono stati dichiarati 70.097 fallimenti, con una media annua di 11.682 fallimenti.

Il dato dell’anno 2020, con 7.594 fallimenti, era il più basso degli ultimi 11 anni, con una riduzione del 32%, rispetto al 2019 ma ciò era dovuto ad una serie di motivi straordinari che ne inficiano il significato.

Nell’anno 2021, si è assistito ad un aumento dei fallimenti, che si sono attestati a 8.981 unità, con un incremento di 1.387 unità, pari al 18% circa.

In Lombardia, nell’anno 2022, la diminuzione dei fallimenti risulta pari al 23% circa. Se la diminuzione nazionale dovesse essere almeno pari al 15,5% circa, il numero di fallimenti e delle liquidazioni giudiziali risulterebbe inferiore al numero dei fallimenti dichiarati nell’anno 2020, pari a 7.594 (8.981 fallimenti 2021 – 1392 diminuzione dei fallimenti pari al 15,5% =7.589 fallimenti stimati nel 2022 e quindi inferiori al dato dell’anno 2020).

In conclusione, oltre ai dati esaminati, che fotografano i fallimenti e le liquidazioni giudiziali dell’anno 2022 in Lombardia, esistono molte variabili, che avranno effetti sul numero di fallimenti e di liquidazioni giudiziali che potrebbero essere dichiarati, nell’anno 2023 e successivi.

E’ utile, a questo punto, evidenziare alcune considerazioni della Banca d’Italia sia sulla Lombardia sia a livello nazionale.

La Banca d’Italia, nel novembre 2022, ha pubblicato nella collana “Economie Regionali” numero 25 - Economia della Lombardia Aggiornamento Congiunturale che evidenzia come, nella prima parte del 2022, la ripresa post-Covid è proseguita, nonostante l’aggravarsi del quadro geopolitico e lo shock energetico. Le stime basate sull’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) della Banca d’Italia, dopo una crescita del 7,5 per cento nel 2021, segnalano un incremento del prodotto del 5,9 per cento nel primo semestre di quest’anno, leggermente superiore alla media italiana ma in rallentamento. La crescita acquisita per il 2022 sarebbe pari al 3,5 per cento. In relazione all’inflazione l’incremento dell’indice dei prezzi per l’intera collettività lombarda è passato dal 4,1 per cento nel mese di gennaio (rispetto allo stesso mese del 2021) all’8,4 per cento in settembre. Le esportazioni stimate a prezzi costanti sono cresciute a ritmi sostenuti. Per quanto riguarda gli investimenti, il sondaggio della Banca d’Italia conferma, per l’anno in corso, la moderata crescita della spesa programmata a inizio anno; per il 2023, le intenzioni di investimento indicano una sostanziale stabilità rispetto al 2022. Nelle costruzioni la fase espansiva è proseguita. La ripresa produttiva ha consentito alle aziende lombarde di limitare gli effetti dello shock energetico sui risultati di bilancio, tornati prossimi a quelli del periodo pre-pandemico. Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate, nel primo semestre dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021.

I dati della Banca d’Italia, in relazione alla Lombardia, evidenziano, malgrado le incertezze, segnali ancora positivi

In data 28 dicembre 2022, la Banca d’Italia ha pubblicato la nuova Nota di stabilità finanziaria e vigilanza n. 32 “I tassi di recupero delle sofferenze nel 2021”, dal quale si evince che prosegue il miglioramento, in atto dal 2015, sul fronte dei tempi di smaltimento delle sofferenze, principalmente per effetto delle cessioni sul mercato. Nel 2021 sono state chiuse e quindi eliminate dai bilanci sofferenze per circa 17 miliardi ed il tasso di recupero medio delle posizioni cedute sul mercato è pari al 29%, mentre il tasso medio di recupero sulle sofferenze assistite da garanzie reali è risultato pari al 38% invece, per le posizioni non assistite da garanzie reali, il tasso medio di recupero è stato del 25%.


In sintesi, il sistema bancario italiano ha proseguito il percorso di miglioramento intrapreso dopo la crisi del decennio scorso e si presenta, ad oggi, in condizioni di maggiore solidità: patrimonializzazione, liquidità e reddittività sono soddisfacenti e, per i gruppi significativi, in linea con la media europea; il tasso di deterioramento dei prestiti è a livelli storicamente contenuti (lo stock netto di crediti deteriorati è in continua riduzione).

Si attende, nel 2023, un peggioramento della qualità del credito ma il sistema bancario appare in grado di fronteggiare tale criticità.

La crescita del PIL nel 2021 e nel 2022 è dovuta anche agli aiuti straordinari statali che hanno avuto effetti macroeconomici positivi sull’economia Lombarda e Nazionale.

I dati economici italiani e lombardi appaiono attualmente migliori rispetto ad altri paesi stranieri.

Gli imprenditori italiani e lombardi sono riusciti, sino ad oggi, a gestire meglio gli enormi cambiamenti in essere rispetto agli imprenditori stranieri. Forse l’abitudine a gestire il caos, l’inventiva e la fantasia italiana e lombarda hanno permesso di dare risposte più veloci e dinamiche alle continue novità operative.  E in futuro?

La pandemia, la guerra, i prezzi delle materie prime, gli approvvigionamenti, l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse: queste variabili determinano, per ogni azienda, modifiche operative continue, che possono portare al successo o all’insolvenza.  E’ difficile fare previsioni sugli sviluppi futuri perché ci troviamo davanti al “Nuovo Disordine Mondiale” e quindi “all’improbabile che governa il mondo”.


Concludo con due frasi, che meritano una riflessione.


La prima frase è di Albert Einstein che, nell’anno 1935, nella pubblicazione "The World as I See it", scriveva: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, che sorgono le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato”.                                             

La seconda frase è di Benedetto XVI “Non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza”.


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